Assiri
Anche gli Assiri erano verosimilmente una popolazione semita autoctona della Mesopotamia, stanziata nella parte settentrionale del paese. Soggetti in ordine di tempo prima ai Sumeri e poi agli Amorrei di Babilonia e quindi a Mitanni, salvo un breve periodo di espansione indipendente in età accadica, questi indomiti guerrieri montanari, che conoscevano in esclusiva l'uso della ruota a raggi, imposero la loro egemonia sul Paese a partire dal regno di Tukultininurta I (1363-28 a.C.), il conquistatore di Babilonia. La prima fase dell'impero assiro, che raggiunse l'apogeo della sua potenza con Tiglatpileser I (1112-1074 a.C.), si concluse con l'invasione degli Aramei, che poterono essere ricacciati del tutto solo da Assurnarsipal II (883-859 a.C.): con lui e soprattutto col successore Salmanassar III (809-782 a.C.) si apre il secondo periodo imperiale assiro. Salmanassar arrivò a estendere il predominio della sua gente fino alla Siria, alla Palestina e alla Fenicia, imponendo tributi a Tiro, Sidone e Israele. Lo sviluppo del regno di Urartu portò ad una nuova fase di declino della potenza degli Assiri, fino a che Tiglatpileser III (745-727 a.C.), sconfiggendo Urartu, non risollevò nuovamente le sorti dell'impero. Ha inizio così l'ultima e più splendida stagione dell'egemonia mesopotamica assira, dal punto di vista politico e delle conquiste militari, con sovrani come Sargon II, Sennacheribo, Asarhaddon, l'assoggettatore dell'Egitto, Assurbanipal, che distrusse Susa e rese splendida e sfarzosa Ninive, terza capitale dopo Assur e Khalad. Alla sua morte ebe inizio la decadenza definitiva: lo stato assiro andò incontro ad una disgregazione sempre più inarrestable, finché una coalizione di Medi e di Caldei di Babilonia non espugnò Ninive e catturò e uccise il suo ultimo sovrano, Assuruballit II, che ad Harran aveva cercato di mettere in atto un'ultima, disperata resistenza.
(Illustrazioni di Antonella Vivacqua)
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